giovedì 21 gennaio 2016

copyright, copyleft, pubblico dominio, una breve riflessione sui modelli di business editoriali.

Breve post sul diritto d'autore :-) si spera che tutti sappiano cosa sia, é inalienabile, (a meno che non sia un "ghost writer" ossia il diritto d'autore non sia stato originariamente transato come prestazione in una "sub-fornitura concettuale" come un contratto di consulenza, ad un altro autore).
https://it.wikipedia.org/wiki/Diritto_d%27autore

Sono tre le forme giuridiche a cui un autore può rivolgersi, per ammantare la sua opera:

COPYRIGHT: tutti i diritti riservati
https://it.wikipedia.org/wiki/Copyright
A grandi linee, l'utente paga ed usufruisce dell'opera. Tuttavia stanno cambiando i modelli di business nell'editoria: da proprietà del testo (cartaceo o file presente sull'hdd del cliente) a diritto d'accesso alla fruizione del testo (sia come diritto di accesso e fruizione a più testi in streaming, oppure ad un testo specifico in streaming dove però il file ancorché presente nella cache del browser non é accessibile direttamente come un classico download). Tutti i diritti (inclusi quelli non ancora nati per evoluzione tecnologica) sono riservati all'autore, quindi di solito per un fruitore, salvo la copia ad uso personale, altro non é possibile fare. In ogni caso la cessione dell'opera per essere legale implica sempre la perdita dell'originale dal dantecausa all'aventecausa.

PUBBLICO DOMINIO.
https://it.wikipedia.org/wiki/Pubblico_dominio
Sono opere letterarie, musicali, teatrali ecc... vecchie piu' di 60 anni circa, su cui é scaduto il diritto di utilizzo: rappresentano il patrimonio dell'umanità che tutti possono usufruire, senza dovere niente a nessuno. Ad esempio uno spartito di Verdi (si pagano i costi di stampa all'editore, non per l'opera di Verdi), oppure un'opera classica rappresentata da un'orchestra più di 60 anni fa (altrimenti, ATTENZIONE se l'opera é rappresentata da strimpellatori meno di 60 anni fà, allora c'e' da pagare il diritto d'autore all'orchestra per la sua rappresentazione). Per le opere di narrativa, nessun autore sano di mente, rilascierebbe in Pubblico Dominio, dato che questa fattispecie non offre alcuna tutela e l'opera narrativa potrà essere copiata e/o storpiata da altri che se ne approprieranno.

In internet tutto é condivisione e senza condivisione di dati non funzionerebbe niente, persone illuminate hanno concepito e sviluppato il concetto di Copyleft.

Tale tipo di tutela giuridica non ha ancora trovato una sistemazione giuridica in Italia, come contratto nominato, ma vi rientra solo come contratto atipico tra autore e fruitore di un'opera.
https://it.wikipedia.org/wiki/Contratto_tipico
https://it.wikipedia.org/wiki/Contratto_atipico

COPYLEFT
Sono licenze contrattuali, che permettono al fruitore di fare molte cose disponendo dell'opera senza dover subire una transazione monetaria. L'assenza di transazione monetaria non equipara il bene oggetto di copyleft a pubblico dominio, anzi il copyleft implica che l'autore sia tutelato, dato che a seconda della licenza che ha scelto, al fruitore saranno interdette alcune azioni.
https://it.wikipedia.org/wiki/Copyleft
http://www.creativecommons.it/Licenze
http://www.copyleft-italia.it/intro.html
https://creativecommons.org/

Chi usa il Copyright fa attività d'impresa. L'editore pubblica per avere un profitto (che sia fruizione dell'opera o distribuzione dell'opera) mentre l'autore scrive per avere soldi. Poiché il bene narrativo ha un prezzo, si presume che l'opera letteraria soddisfi qualche tipo di bisogno nel fruitore. Con il passare del tempo, in genere dopo i 60 anni, materiale soggetto a Copyright cade nell'insieme del Pubblico Dominio.

Chi usa il Copyleft, non fa attività d'impresa. L'autore é anche l'editore digitale di se stesso, il bene che diffonde non ha un prezzo, non ci sono transazioni monetarie, perché si tratta d'opinioni, oppure di fatti dell'autore, che sono condivisi in internet, nelle modalità scelte dall'autore, con chiunque ne sia potenzialmente interessato.

Con il passare del tempo é ragionevole supporre che nel mondo dell'editoria cambierà il modello di Business, a causa del fatto che il costo marginale dell'opera digitale é pari a zero.

Quindi da una remunerazione "a consumo" (com'era la telefonata in epoca di monopoli telefonici) a prezzo di mercato assai basso, si potrebbe anche passare ad una remunerazione "a fruibilità" (come é oggi con flat internet) con un canone fisso periodico, avendo garantito l'accesso ad un'infinità di titoli commerciali. Due modelli di business che si scontreranno probabilmente e che il tempo dirà quale troverà più accoglienza nel mercato digitale.

E' ragionevole supporre che i clouds gratuiti potrebbero ridursi di numero oppure saranno soggetti a concentrazione (anche per acquisto degli editori e chiusura di potenziale soppressione di beni succedanei), mantenendo sempre account free entry level, con altri pay. I clouds potrebbero sostenersi sia con i gettiti della pubblicità, i quali saranno crescenti (come le tv commerciali anni ottanta) tanto più la qualità delle opere diffuse in copyleft dagli hosting FREE, sarà elevata e d'interesse.

Dalla lotta di questi due grandi segmenti di mercato (copyright a consumo, copyright flat, copyleft e pubblicità) é ragionevole supporre che in un ebook il titolo, l'attrattività di una copertina (di un file in copyleft o copyright) il genere, l'incipit, non saranno più una discriminante razionale per il lettore, nella scelta.

L'offerta continuerà ad essere sempre più ampia, virtualmente infinita, saturando il mercato ed il consumatore. Il rumore (produzione editoriale insulsa + self publishing pay di basso valore + copyleft di basso valore, tutti probabilmente saranno crescenti) sarà maggiore del segnale (produzione editoriale di valore + self publishing pay di alta utilità + copyleft di alto interesse, segmenti che saranno tutti probabilmente decrescenti, dato che saranno sommersi dal rumore) per cui:

ipotesi 1: tutto sarà affogato in un marasma entropico indistinto, dove neppure i tag, i generi di narrativa, gli incipit dei libri, i motori di ricerca riusciranno a sbrogliarne la matassa. 
https://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_dei_segnali
https://it.wikipedia.org/wiki/Rapporto_segnale/rumore
https://it.wikipedia.org/wiki/Entropia

ipotesi 2: vincerà il segmento del copyleft, dato che nel segmento pay si dilaterà l'offerta in modo esponenziale, saturando ogni segmento possibile ad uso del consumatore. Tutti punteranno al "self publishing bypassando gli editori" e pubblicando qualche cazzata, causando una concorrenza enorme e facendo tracollare a zero, il prezzo di mercato dei beni delle cazzate narrative (ZERO é infatti il costo marginale dell'opera digitale). Il collasso dei prezzi ridurrà i margini di contribuzione, il numero degli editori collasserà nel mondo, sopravviveranno solo pochi grandi editori, quelli che potranno contare su code lunghe e bassissimi prezzi di mercato, determinando così un avvicinamento del segmento di mercato pay al segmento copyleft (beni succedanei, da sempre a fruizione gratuita, ma con vincoli stringenti sui fruitori).





lets wait and see...



Argomenti correlati: Mia Fantascienza: The Bookends scenarios post del 6/4/2017