<< Discesa - Richard Matheson parte 2
Ruth e Les erano seduti nel loro salotto, quando sentirono suonare due volte, il clacson dell'auto di Bill, che era in giardino, fuori di casa.
-E' meglio andare!- disse sotto voce Les, mentre guardò Ruth.
Ruth corse in camera, prese le sue borse, Les impugnò le valigie che erano state appoggiate nel corridoio davanti alla porta.
Ruth spense il giradischi, poi corse in corridoio dicendo - Sono pronta! però, mi sarebbe piaciuto portare più libri e qualche ricordo in più della nostra casa!-
-Lo so- disse Les, che abbassò lo sguardo, storgendo la bocca.
I due uscirono di casa, Ruth chiuse la porta a chiave, poi aprirono il bagagliaio dell'auto di Bill e vi riposero le valigie, poi entrarono nell'auto di Bill, in cui c'erano Mary ed anche la piccola Jeannie. [...]
La discussione virò rapidamente a come sarebbe stato bello, se Ruth e Les fossero stati vicini di casa di Bill e Mary, così come lo erano stati nel mondo di superficie. Più difficile sarebbe stato sperare d'avere come vicini di tunnel, anche Fred e Grace dato che erano originari di New York e s'erano trasferiti in affitto solo da poco, in California.
-Non posso dire che mi dispiaccia- disse Mary - Non mi andrebbe d'aver vicino Grace, che per i prossimi venti anni, non farebbe altro che lamentarsi di quanto grama ed orrenda, é la vita nei tunnel-
-Non ti preoccupare!- rise Bill - Grace starà bene, a mia sorella serve solo un calcio nel di dietro, una volta al mese, giusto il necessario per farla rigar dritto, ma poi Grace é un tesoro!-
C'era parecchio traffico sul Lincoln Boulevard, tutte le auto convergevano verso lo svincolo che poi avrebbe portato al varco d'entrata. In auto seduti posteriormente, c'erano Les e Ruth, ed in mezzo era seduta la piccola Jeannie, tutti guardavano incuriositi i volti delle varie persone in auto, che erano silenziosi, con sguardi bassi e volti contratti.
Bill svoltò per andare a casa di Fred, fermò l'auto sul piazzale e dette un paio di colpi di clacson, uscì di corsa Grace che aveva il volto rosso e gli occhi pieni di lacrime.
-Che cosa c'é?!- chiese Bill che s'era subito accorto che qualcosa non andava in sua sorella.
-Fred non vuol andare a vivere giù nei tunnel! Fred non vuol lasciare la casa, Fred non vuol lasciare la superficie!- disse piangendo Grace.
Nel frattempo uscì camminando lentamente Fred dalla porta di casa e si fermò sotto il portico, appogiandosi ad una colonna di legno.
Bill si sporse dal finestrino e rivolgendosi a Fred chiese -Beh! Fred, che cosa stai aspettando, monta in auto!-
Fred scosse la testa e disse -Mi dispiace!, io non vengo giù nelle caverne! io resto quì in casa mia!-
-E' pazzo!, E' pazzo!- disse disperata Grace guardando suo fratello Bill negli occhi, poi la donna si rivolse a Fred e disse -Fred!, che cosa ne sarà di me?! Fred non puoi farmi questo!. Non posso andar a vivere da sola nei rifugi!-
-Grace, se vuole può andare!- disse in modo laconico Fred.
Intervenne Bill che chiese -Fred, perché non vuoi venir giù nei rifugi?!-
-Lo so che sembro arrogante e prepotente, ma io semplicemente non voglio andare là sotto!. Non voglio vivere come un topo per venti o quarant'anni!. Semplicemente non sarebbe vita!. Io non vengo nei rifugi, punto e basta!- disse Fred
-Ok!- disse Bill mentre storse la bocca e poi abbassò gli occhi, contraendo la mascella. Dopo un attimo di silenzio, Bill si rivolse a Grace e le disse -Grace, prendi la giacca e la valigia, se sei pronta!-
-Fred! mi stai facendo una cosa orribile! - disse piangendo la donna, che poi aggiunse -Io non resterò in superficie con te! io non voglio morire!- poi Grace prese la valigia e piangendo come una disperata, camminò lentamente verso lo sportello dell'auto, dove Mary scese per far salire la donna e riporre la valigia nel bagagliaio. [...]
Fred scese i gradini di casa, estrasse un foglietto e lo porse a Bill, poi lo salutò con la testa, ed in silenzio rientrò dentro casa.
-Mamma, perché lo zio Fred non viene con noi?!- chiese Jeannie.
-Perché, lo zio Fred ha deciso che resta a casa!- disse Mary.
L'auto di Bill scendeva lungo il Lincoln Boulevard, nessuno in auto parlava, Bill porse il foglietto a sua sorella Grace, nel biglietto scritto a mano da Fred c'era scritto:"Se un uomo muore con il Sole negli occhi, muore come un uomo. Se un uomo si sporca il naso, muore soltanto". [...]
-Bill! per Dio! ferma questa maledetta auto!- urlò Grace dopo aver letto il biglietto scritto da Fred.
-Adesso che diavolo c'é?!- chiese Bill, che guardò sua sorella, che era seduta davanti, in mezzo tra Bill e Mary.
-Non voglio più andare sotto terra!. Non voglio andare sotto terra da sola!.- disse Grace, che chiese di scendere dall'auto. Grace sarebbe tornata a piedi a casa dal suo Fred, ed avrebbe aspettato il suo destino, accanto a suo marito Fred.
Dopo due passi, Grace mollò le due valigie in terra, poi si mise a correre come una bambina, per raggiungere il più presto possibile la strada che l'avrebbe riportata a casa.
-Non credi che Fred sia stato egoista?!- chiese Mary a Bill.
-No! e sinceramente non posso biasimarlo. Ha deciso di morire e preferisce farlo a modo suo. Preferisce starsene seduto comodamente sotto il suo portico, a fumare un sigaro ed a sorseggiare un the fresco, piuttosto che finire non si sa come, sotto terra- disse Bill.
-Io mi sono stupita per la scelta di Grace- disse Mary.
-Grace e Fred non hanno una bambina di 5 anni a cui badare, ed é tutta questione di scelte di vita, non c'è un libro che dice come una coppia deve vivere e come deve amarsi. Sono scelte personali- disse Bill.
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C'erano tantissime auto parcheggiate, davanti all'entrata del varco, dove c'era anche molta polizia che gestiva la grande ressa di persone, facendole incolonnare. [...]
-Non saranno un bersaglio le auto, parcheggiate quì davanti?!- chiese Mary.
Bill rise sarcastico e disse -E' irrilevante dove parcheggiamo. Quando cadrà la bomba distruggerà tutto!. Poi dovremo stare oltre vent'anni sotto terra, e sarà l'ultimo dei nostri problemi, nei decenni a venire, saper che fine hanno fatto le nostre auto oppure le nostre case!-
C'erano lunghissime file di persone in colonna, che poi sostavano qualche attimo davanti ad un tavolino, in cui erano date le generalità, per avere l'assegnazione del numero del bunker che sarebbe stata la loro nuova casa per i decenni a venire. Nella grande ressa di persone, le 5 persone si tenevano strette per mano e cercavano di rimanere in contatto tra loro.
All'improvviso, Les iniziò a sentirsi male, forse dopo tutto Fred aveva ragione?!. Rinunciare alla luce del Sole ed all'aria, per finire in trappola come topi, sotto luci artificiali, in cunicoli stretti ed umidi, con roccia e cemento!. Aria artificiale, filtrata e ventilata che veniva distribuita in condotte forzate e che faceva un continuo ronzio. Un ronzio che si sarebbe sentito di giorno e di notte, roba da diventarci matti!.
Les avrebbe voluto urlare, gridare al mondo che l'umanità era composta da un branco di matti!. Ma era possibile, rinunciare alla vita, tirandosi bombe atomiche e distruggendo il pianeta?! e poi per cosa s'era fatto la guerra?! Nessuno lo capiva oggi, figuriamoci se qualcuno avrebbe capito e ricordato, a distanza di tempo, quale sarebbero state le vere le ragioni del perché s'erano tirate le bombe, finendo poi a vivere sotto terra!. Miopia?! Stupidità?! Malvagia violenza gratuita?! L'umanità era un mondo di matti!
-Les stai bene?!- chiese Ruth, vedendo l'uomo rosso in viso ed agitato.
-Sì!- rispose Les, che ancora non sapeva di soffrire di claustrofobia ed il pensiero di non poter più riveder le stelle od il Sole, in mezzo a quel ronzio delle ventole dell'aria in condotte forzate, lo tormentava. Quel rumore sordo e continuo, buon Dio!, lo si sarebbe udito a tutte le ore, del giorno e della notte!. Senza sapere più, se fosse stato giorno o notte, dato che s'era tombati sotto terra!.
Questo turbinio di pensieri, stavano mandando in paranoia il cervello di Les. Che per cercare di mantenere il controllo, pensò che aveva letto in un depliant, che c'erano studi che dicevano che la luce delle lampade fluorescenti, avrebbero simulato il cielo di notte, sfruttando delle aberrazioni ottiche. Cristo Santo!, ma davvero questi scienziati matti, pensavano che tutte queste stronzate scientifiche, sarebbero bastate, per evitare che una persona normale, rinchiusa sotto terra, non avesse perso la vita e l'anima?!
In fila poco distanti da Les e Ruth, davanti all'entrata dell'ascensore, c'erano cinque posti più avanti Bill e Mary, i due coniugi tenevano per mano, in mezzo a loro, la piccola Jeannie, mentre Bill e Mary trascinavano una grossa valigia nell'altra mano. Fermi, in silenzio, erano i primi della fila che sarebbero saliti sull'ascensore per la discesa, quando questo, sarebbe ritornato per imbarcare un altro contingente di persone da portare nei rifugi.
Il volto di Bill era privo d'espressione, poi l'uomo di voltò e fece un saluto silenzioso a Les, questi contraccambio in silenzio, muovendo amichevolmente la testa.
Jeannie chiese -Papà, dove stiamo andando?!-
-Tesoro!, stiamo andando a vivere sotto terra!- rispose Bill.
-Per quanto?!- domandò Jeannie.
-Tesoro!, non lo so! Per favore non farmi altre domande, perché non ho nessuna risposta da darti!- disse Bill, mentre Mary accarezzò la testa di Jeannie, accennando un falso sorriso benevolo, che era nervoso e stereotipato.
Non c'era alcun rumore nell'ascensore, stivate dentro come una tomba collettiva, c'erano centinaia di persone, mentre l'ascensore scendeva, scendeva, scendeva...