mercoledì 3 febbraio 2016

Come cambia la fantascienza nel tempo?! Amazing Stories n°1 1926/aprile

Amazing Stories n°1 del 1926/aprile.

Siamo 11 anni dopo il termine della WWI, tutti all'epoca pensavano che le guerre sarebbero finite, essendo stata creata la Società delle Nazioni. Umberto Nobile e il norvegese Roald Amundsen, trasvolarono con il dirigibile Norge il Polo Nord. Il contesto del 1926 é sito TRE anni prima della devastante crisi economica del 1929. Nell'aprile del 1926 nacque "Amazing Stories" per mano dell'editore Hugo Gernsback, la rivista di fantascienza era impaginata come un contenitore di vari libri di SciFi, con la funzione d'acculturare e divertire i lettori, verso la scienza!.

Il primo numero di Amazing Stories costava $0.25 per 100 pagine, nell'indice era mostrato l'incipit dei 6 racconti, oltre a text-trailer sul prossimo numero, per fidelizzare i lettori. E' assai significativa la lunghezza dei racconti ospitati, che rispetto alle moderne raccolte di SciFi a caratteri limitati, i testi proposti da Amazing Stories sono più libri in una rivista, piuttosto che racconti dentro un magazine!. 

Amazing Stories aveva pochissime immagini, di solito poste solo all'inizio dell'intreccio, quasi tutto era lasciato alla fantasia del lettore. Nel primo numero erano presenti gli autori: H.G. Wells, E.A. Poe, J. Verne, G.A. England, D. Hall. Nell'impaginazione della rivista, i numeri di pagine erano cumulativi: ossia le pagine erano progressive e pensate per raccogliere le riviste in un'unico raccoglitore, assemblando un libro, composto da 12 numeri del magazine.

Le ambientazioni di SciFi nei primi numeri della rivista erano sintetizzabili in paesi esotici, ipotesi religiose-filosofiche su Dio, meraviglie della tecnologia elettromeccanica, esseri umani progenitori dei robottoni giapponesi 197x, proto-zomby, entità aliene ostili e mostri di vario genere, nonché entità aliene evanescenti. 

Il ritmo delle narrazioni é assai lento, le trame sono semplici e lineari oppure sorrette dall'ambientazione. Domina il discorso diretto, il narratore é sempre onniscente, sono assenti tecniche letterarie moderne, come: flashback, flashforward, cambiamenti di punti di vista, montaggi narrativi per cut. La descrizione tecnologica degli apparati é superficiale e non ci sono acronimi tecnologici o tecnicismi nel linguaggio.

Il minor progresso scientifico del 1926 é molto evidente per un lettore del XXI secolo, gli sfondoni scientifici sono talmente grandi, che pochi autori moderni di SciFi s'azzarderebbero a proporre storie di vita intelligente nativa su Venere e Saturno.  L'inevitabile gap cognitivo si riverbera sia nei temi trattati dagli autori, quanto nel diverso modo di proporre la meravigliosa tecnologia elettromeccanica a valvole termoioniche, nonostante siano apprezzabili gli sforzi para-scientifici.



Una cosa che balza subito in evidenza, é il fatto che la società statunitense del 1926 fosse più religiosa di quella europea, dove il Marxismo e l'ateismo in europa, ebbero a trovare molti più seguaci che negli USA. Ciò spiega a mio avviso perché in un primo numero di una rivista di SciFi, siano stati presentati al pubblico dei temi para-religiosi e filosofici su Dio. 

Sono assenti nel 1926 le onnipresenti tematiche di Scifi nei testi moderni: i.a. di computer con esaurimento nervoso, i mondi virtuali, gli ibridi alieni-umani, gli umani cibernetici, le interazioni da/per buchi neri, i virus informatici, le stazioni spaziali, le guerre alieni vs umani, battaglie spaziali a colpi di raggi protonici, teletrasporti, paradossi e viaggi nel tempo, ecc...