lunedì 8 giugno 2020

In rotta per l'adunanza: IRBM Pershing III

Stiamo andando di fretta, siamo in rotta per raggiungere il pin-point zone, poi via ad intercettare altri testimoni della WWIII, dove le grida sono più forti, per ascoltare le storie di altri nuovi testimoni che ancora non si sono espressi, su altri importanti campi di battaglia della WWIII.


Indovinate di cosa si parlerà, nel prossimo libro di Climate Fiction?



Tra gli effetti dello scioglimento del trattato INF, ci fu la costruzione di nuovi IRBM da parte dei russi, americani, per compensare l'alto numero di IRBM che i cinesi avevano già costruito. Tra i nuovi armamenti americani, furono sviluppati i Pershing III: questi erano i lanciatori del vecchio progetto MGM31 Pershing II che però erano stati migliorati, per un contesto di XXI°secolo.

I nuovi missili Pershing III erano sempre a carburante solido, tutti i difetti tattici rispetto al vecchio progetto sovietico SS20 erano stati rimossi.

I Pershing III avevano una maggiore gittata con un range di 3000-5000 km, la testata poteva portare una oppure tre MARV dotate di testate atomiche tattiche da 150kilotoni, oppure una testata inerte per un bombardamento cinetico. Il missile era dispiegato su grossi camion, la base di lancio era mobile e dotata di una rapidissima procedura di lancio e poteva colpire gli obiettivi con due tipi di voli suborbitali: 
  • un volo rapido e suborbitale molto basso, sganciando poi in fase di rientro le 3 MARV, oppure 
  • percorrere una traiettoria alta e molto ellittica, raggiungendo un'orbita rilevante, per poi cadere in picchiata e praticamente a candela sull'obiettivo, per massimizzare la velocità, ottimizzando il bombardamento cinetico . Il veicolo di rientro del Pershing III in questo caso, era capace di sviluppare una velocità di rientro molto più elevata, di una normale MARV/MIRV. Però, il veicolo di rientro cinetico del Pershing III non poteva manovrare, era potenzialmente vulnerabile ai sistemi di difesa dei missili anti-missile. Per questo era capace di una velocità di rientro elevatissima anche in atmosfera, avvantaggiandosi di supermateriali e di una traiettoria molto ellittica, per non dare il tempo necessario alle difese ABM d'intercettarlo.
L'Egitto, acquistò vari missili Pershing III per targhetizzare le TRE dighe che erano state costruite a monte del fiume Nilo. Etiopia ed Uganda infatti, avevano da poco tempo acquistato sistemi anti-aerei Pantisir ed S300, oppure equipaggiamenti simili dall'Impero Gengiskano, rendendo assai difficile la possibilità di un raid egiziano sulle dighe. 

La Repubblica Sumerica, con l'acquisto dei missili Pershing III dell'Egitto si sentì minacciata: i 3000-5000km di gittata erano infatti sufficienti per colpire anche una larga parte del territorio sumerico!. 

Iniziarono così a tessersi rapporti politici, commerciali, militari tra Impero Sumerico ed Uganda ed Etiopia, oltre che a stringersi rapporti commerciali e militari con l'Impero Gengiskano che era già presente sul territorio da tempo.

Diga etiope di Hidase sul Nilo Azzurro

Diga ugandese di Bujagali sul Nilo Bianco

Diga ugandese di Isimba sul Nilo Bianco

Gli oltre 400 MLD di petroldollari libici depositati in Unicredit, rischiavano d'essere spostati in banche dell'alleanza Sumerico-Gengiskana-Rakistana.  

Il governo italiano proibì lo spostamento alla Libia (invasa o controllata dall'impero Sumerico-Gengiskano-Rakistano), per reazione il Green Stream fu occupato ed il gasdotto chiuso.  Non mancarono altri compratori di petrolio o gas nel mondo, la Libia ebbe a vendere il proprio greggio a paesi dell'area Sumerico-Gengiskana-Rakistana. 

Il governo italiano cercò di negoziare per riavere in uso il green stream, ma dall'area libica si chiese la migrazione per 96 MLN d'africani all'anno, per poter riavere il petrolio libico e l'uso del green stream. L'Italia si rifiutò, iniziarono a salpare dalla costa del NordEst africana centinaia di migliaia di motobarchini chartaginesi, equipaggiati con falangisti chartaginesi armati di armi leggere...