lunedì 25 febbraio 2019

Starship (parte II)

Come tutti i “brand”, anche il blog "Mia Fantascienza" avrà testimonials: quale migliore testimonials di due alieni, per supportare un blog di Fantascienza?! ;-)

Ezezel e Tehia, sono due personaggi di “fantasia” che potete conoscere letterariamente, dentro vari ebook della collana JDAB.


Ho deciso, che quando sarò colto da una pulsione irresistibile a scrivere un racconto di SciFi, darò spazio con piccoli racconti ai due nuovi testimonials del blog :-)


Disse Tehia che la nuova astronave era un vettore scout da 8AL.

Sì, per i profani di tecnologia aliena, un vettore scout era una navicella interplanetaria senza capacità interstellari, a cui erano state aggiunte delle limitate capacità interstellari, in specifico un'autonomia di 8AL.
Tecnicamente, la struttura di una normale navicella interplanetaria era composta da un reattore a fissione ed uno a fusione (normalmente il primo inizializzava il secondo, sino a quando il reattore a fusione non diventava auto-sostentato alimentando poi motori ed avionica di bordo) a questi, v’erano stati aggiunti un secondo reattore a fissione, uno ad annichilazione e dei serbatoi per l’antimateria. La cellula strutturale della navicella, era stata quindi allargata per introdurvi anche un vano di carico più ampio, in cui sarebbero stati collocate 5 cabine per l’animazione sospesa, ad uso per l’equipaggio. Questo per ridurre lo stress del viaggio interstellare, la velocità infatti del vettore scout era appena di 0,6c.

Per i profani di tecnologia aliena, il secondo reattore a fissione teneva sotto tensione in modo costante, il serbatoio d'antimateria. Il reattore ad annichilazione era inizializzato dal reattore a fusione, ma veniva acceso solo quando si doveva lasciare il sistema solare. Il vettore scout, aveva gli stessi equipaggiamenti di difesa attiva contro il vento siderale e gli stessi propulsori di un'astronave di classe interstellare.

Disse Tehia che il vano di carico era a forma di mezza luna, avrebbe ospitato 5 celle di stasi per l'equipaggio e poi sarebbero state assicurate sul ponte, tramite potenti elettromagneti.
Sì, perchè voi non lo sapete, ma nell’hangar eravamo a gravità zero, perchè l'astronave era in orbita lagrangiana o cose così. Tehia e l'altro alieno, indossavano delle piccole scarpe magnetiche, erano sufficienti a tenere la loro piccola massa attaccata al pavimento. Io invece facendo forza sulle palme delle mani, che erano appoggiate al basso soffitto, mi sforzavo di restare in piedi.

Mentre galleggiavo nell'aria, seguii Tehia che saltellava quasi come al rallentatore, c'infilammo in un cunicolo metallico a 45 gradi sul vano di carico, che portava nei vani equipaggio. Il cunicolo era sferico, interamente metallico, era piuttosto stretto, c'erano due mancorrenti di metallo che erano ai lati del cunicolo. L’ambiente era illuminato da sporadiche lampadine fioche, poste sul pavimento e non sul soffitto,

Disse Theia, nello spazio non c'era il concetto del sopra od il concetto del sotto, quindi la mia descrizione del corridoio, sarebbe risultata errata da una falsa percezione.

Un modo elegante, per dirmi che forse stavamo saltellando sul soffitto del corridoio, che io avevo scambiato per il pavimento! anche se non esisteva alcun soffitto e nessun pavimento!.

Comunque, il primo portellone alla mia destra era di forma ovale, era metallico, era chiuso.

Disse Tehia che quello era il vano dell’equipaggio dedicato alla pulizia ed all'igiene personale dell’equipaggio. Era la stessa tecnologia che era stata mostrata al sergente Jackons in "Intervista dalla colonie Extramondo", era superfluo che visitassi il vano.

Il secondo portellone era alla mia sinistra, conduceva al vano della zona di riposo; Tehia aprì il portellone premendo un pulsante. La porta a forma d’ellissi scivolò con un sibilo impercettibile, sparendo nello stipite sinistro della porta!. 

Dentro al vano, pareti e soffitti erano di colore metallico simile all'alluminio, notai che la piccola stanza era assai più lunga che larga e leggermente bombata. Alle pareti metalliche c'erano 3+3 nicchie contrapposte: erano letti a castello con delle piccole tendine ai bordi esterni. Sparsi per la piccola stanza, c'erano molti vani con sportelli metallici che erano chiusi. Appena Tehia allungò il proprio piccolo braccio, facendolo entrare nel vano, il pavimento della stanza si mise a ruotare in assoluto silenzio!. 

Gravità artificiale meccanica!. Era prodotta da accelerazione angolare, il vano della zona riposo era in realtà un cilindro che poteva ruotare su se stesso, sviluppando una gravità identica a quella della Luna. Il vano, permetteva di dormire o riposare in modo ragionevolmente comodo.

Non so dirvi se questo pensiero lo compresi da me, oppure se me lo disse Tehia, in modo telepatico: ma comunque, questo poco importa!.
Continuammo a risalire il corridoio metallico, il secondo portale sulla mia destra era la sala ricreativa. De facto, era quello che noi terrestri chiamavamo la cucina e sala pranzo, con annessa la zona di comunicazioni e la sala riunioni equipaggio. Era un vano interamente metallico, angusto, stretto tra quattro armadi a muro di metallo: due ai lati ed uno sul pavimento e sul soffitto!. Non c’erano tavoli o sedie o panche, questo perchè nello spazio non c’era il concetto di sopra oppure di sotto ed i tavoli non servivono.

Disse Tehia che la quarta porta era l’infermeria di bordo, la stanza conteneva lo stesso hardware narrato in “The Legacy” JDAB n°034 per cui era superfluo discuterne.

Poco più avanti c’era un portellone sferico, che si aprì rotolando verso sinistra, mentre fece un leggero ronzio metallico: dentro al vano c’erano seduti, in verticale, dandosi le spalle, legati da cinture a tre sedili avvolgenti di colore scuro dotati di vistosi poggiatesta, tre alieni classe Xeon. 

Gli alieni erano circondati da una strumentazione e monitor a 360 gradi, posta su tre livelli: ad altezza delle mani, ad altezza degli occhi e sul soffitto del vano che era simile ad una cuspide sferica, interamente tappezzata di monitor. I monitor erano simili a tablet, non erano monitor CRT, non c’erano tastiere, non c'erano mouse e neppure cavi, non c'erano leve e neppure interruttori. Non vidi neppure volanti, o cloche di comando, e neppure joystick. 

Gli alieni osservavano simboli e grafici sconosciuti, muovevano le proprie mani ossute, sopra i monitor. Tutto l’angusto vano, era illuminato dalle luci di questi enormi tablet-monitor. Due dei tre alieni c’ignorarono, il terzo alzò la testa, ci fece ciao con la manina, poi tornò a seguire le proprie cose in plancia comando.

Disse Tehia che quello che ci aveva salutato, era l’unico che aveva studiato storia ed usi e costumi della Terra, gli altri due invece ci avevano ignorato, perchè erano dei “puzzoni”.
  
Galleggiando a mezz’aria, sospingendomi tramite i mancorrenti, tornai nel vano di carico dove erano stati installati SEI vani per l’animazione sospesa. Questi a me sembrarono come dei barili metallici, incapsulati in una struttura scura, erano coperti da cupole di  un materiale trasparente, che non saprei dire se fosse stato vetro o plastica. 

In ogni cella di stasi, c’era un liquido verdastro simile ad acqua mescolata con menta, molto pastoso ma non oleoso, caldo ed invitante come una rassicurante vasca per un bagno caldo. Era mantenuto in temperatura, da due fasce circolari interni al cilindro, che rilasciavano luce e calore!. Come mai, in un hangar posto a gravità zero, un liquido non avesse la forma di tante/una sfere/a, ma anzi avesse il normale aspetto che hanno i liquidi sulla Terra, questo non so spiegarlo; è un'apparente contraddizione, a cui io non so rispondere!.

Disse Tehia:"Te sei nostro amico, ci devi aiutare!. C'è una guerra!". Un oggetto alieno sostava in un’orbita circolare intorno al Sole, ad una distanza di 1,4142AL stava raccogliendo dati sulla civiltà umana. Per questa ragione il disco scout, stava per salpare, ed andare a vedere!.

Questa cosa, devo dire che mi spaventò, e neppure poco!.
Fu probabilmente per questo, che Tehia non aggiunse altro!.

Disse Tehia che era importante per me e per loro, era importante per gli umani e per gli alieni, poi Tehia concluse il suo breve discorso, dicendo che Eliza Haywood fu una contattata.

Come?! Cosa?! Perchè?!, chiesi.

Rispose Tehia, che avevo tutte le capacità per comprendere e dimostrare, il suggerimento che m'aveva donato, questo m'avrebbe fatto risparmiare tempo nella ricerca di evidenze di paleocontatti "pesanti". Poi terminò il discorso, dicendo che la prossima volta, m'avrebbe spiegato la cosa dello strato limite, circa la coperta di protezione del plasma nelle astronavi e come, gli alieni generavano potenza elettrica dai reattori.


Voilà, termina quì, un simpatico racconto di fantascienza, ricco di spiegoni tecnologici! ;-) 

Ma d'altronde, è noto: casomai un alieno v'invitasse a visitare un'astronave, di cosa scrivereste poi sotto una pulsione irresistibile, nel vostro racconto di SciFi?! 


Ragionereste di come funziona l'astronave aliena, illustrandone discorsivamente il funzionamento per come l'avete capito?!  Oppure, iniziereste a narrare di mostri pregni dei 7 bugs capitali, così come la tradizionale fantascienza degli esseri umani ha descritto l'umanità terrestre, fingendo di discutere d'alieni?

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p.s.
Se dopo la lettura, di questo spiegone di fantascienza ;-) vi fosse germinato il sospetto, che degli alieni stiano davvero sponsorizzando gratuitamente il mio blog di SciFi ;-D allora... il mio raccontino avrà raggiunto il suo obiettivo!