Weird Tales del Maggio 1952 - La Quinta candela di Cyril Mand
-E' comico, non vi pare?!-.
Il più cinico, non credulone, adesso sedevo ad ascoltare il sinistro ticchettio di un orologio, provando un vero terrore interno, che dilagava nella mia mente.
Cinque anni fà, andai a sedermi al tavolo dei fatelli Brunoff, mentre un leggero fumo blu di sigaretta si spandeva nella piccola stanza. C'era appesa al muro una maschera esotica, con uno strano sorriso, mentre una fioca luce elettrica illuminava il volto dell'anziano che osservava la sua palla di vetro, con occhi furiosi. Lo stetti ad ascoltare per curiosità, mentre dalla bocca del vecchio, uscì un tono di voce in falsetto che mi disse - Eccoci, tu mio figlio dannato, invece di darmi amore e rispetto mi dai irriverrenza e sarcasmo, molte disgrazie s'appongono al mio nome, tu che mi hai evocato mentre io sosto dentro la soglia della porta della morte, devi pagare per la tua fragranza!-.
Io ero nato in Russia, non a Mosca o San Pietroburgo, ma nelle frigide e rigide pianure russe chirghise, i miei lunghi studi sull'occulto, che trapelavano dal mio sguardo, forse dovevano aver intimorito l'anziano che sedeva al tavolo e mi parlava con la sua voce in falsetto.
L'anziano continuò il suo discorso dicendo -Guarda quel candelabro, con quelle cinque candele, io sono morto stanotte, ma ogni anno del 21 Marzo, io torno in questa stanza per accendere il candelabro, così uno di voi umani deboli poi morirà, ed è questo la mia eredità, che lascio a voi umani-. [...] Poi l'anziano si fece silenzioso, mentre noi al tavolo ridevamo forte, sfottendolo, sulle balle che andava raccontando. [...]
Sergei sedeva al tavolo della cucina, rideva, rideva forte assieme a tutti noi.
Ivan, anche lui rideva, aveva però acceso con un cerino, il fatidico candelabro con le cinque candele.
-Attendiamo che sia l'ora, poi dovremmo essere onorati d'entrare in contatto alle 4:30 AM con il nostro estremo padre- disse il vecchio con la propria voce rauca - ma chi si porterà via, con se nell'oltre tomba?! Sicuramente non me. Forse tu, Alexei - poi mi guardò con occhi di bragia mentre diceva - sei stato quello che ha riso più forte. Oppure tu, Boris!, tu hai un'anima nera! oppure potresti essere tu, Dimitri, che sei stato il più silenzioso dei quattro-.
-Sono le 8 ed è l'ora dei nostri fantasmi!. Ciao!, come stai vecchio mio!- disse il vecchio veggente guardando lo stipite della porta vuoto, poi del fumo comparve alle sue spalle, da questo ebbe a formarsi una forma umana.
Noi quattro ci zittimo subito, e restammo stupefatti.
Il fumo si condensò, dando sempre una più accurata forma umana: era il nostro vecchio, tutti al tavolo lo riconoscemmo!.
Ivan si ritrasse inaspettatamente dal tavolo.
Boris sedeva immobile, appoggiò le mani sul tavolo.
Sergei, Dimitri ed io restammo seduti, silenziosi ed increduli a quello che stava accadendo.
-Così come questa candela brucia e si consuma, possa tu Ivan diventare debole e morire!- disse il vecchio.
Dimitri s'alzò dal tavolo, corse al suo giaccone appeso al muro, prese la sua calibro 38 e tirò un colpo di pistola.
C'era una puzza di polvere da sparo nella piccola stanza, a terra giaceva Ivan con una ferita mortale, provammo a bendarlo ma ci fu poco che potemmo fare, talchè Ivan morì mentre la prima candela si spense. [...]
La verità è che tra Dimitri ed Ivan non era mai corso buon sangue, anche se erano fratelli avevano sempre avuto violente liti tra loro. A ben poco servirono i costosi avvocati che Dimitri Brunoff aveva pagato per la sua difesa, anche se era un ricco uomo d'affari, finì per beccarsi la pena di morte per omicidio di primo grado, l'esecuzione fu fissata dall'alta corte di Giustizia il 17 di Marzo. [...]
Boris era adesso molto spaventato, Boris era il secondo in linea d'età dopo Dimitri, pensava nella sua testa che non era possibile che Dimitri avesse dato di matto tanto da ammazzare Ivan, era probabilmente stato posseduto da quell'entità che s'era materializzata sotto i nostri occhi. Boris scelse la via della religione, presenziava sempre a tutte le celebrazioni eucaristiche, era diventato un assiduo frequentatore della parrocchia, ma questo non gli diede sicurezza, una paura inconscia lo possedeva, tanto da farlo essere irrazionalmente superstizioso. Divenne infine, preda di maghi e ciarlatani che millantando poteri soprannaturali, questa strada finì per condurlo dal mago Rentmore che era anche un occultista. In poco tempo Boris fu convinto da Rentmore che per salvarsi avrebbe dovuto combattere la maledizione che gli era stata scagliata dal vecchio, combattendo con le stesse armi dell'occultismo.
Nella notte del 21 Marzo dell'anno successivo, Boris ed il mago Edward Rentmore prepararono una seduta occultista per invocare e distruggere l'entità magligna, mentre io e Sergei presenziavamo in modo assai scettico. Erano le 20 di sera, tutti e quattro seduti ad un tavolo, illuminati dalla magra luce del candelabro: Sergei con la faccia bianca come un lenzuolo sfoggiava un sorriso sarcastico, Boris era nervoso ma fiducioso allo stesso tempo, Rentmore era silenzioso e quasi immobile come una statua, celato da un imperscrutabile volto giallastro.
Grande fu la nostra sorpresa, quando allo stesso modo, un misterioso fumo finì per condensare l'immagine del nostro vecchio, che evidentemente non poteva essere il nostro vero padre, che non ci avrebbe mai voluto o fatto del male, ma l'entità era qualcosa che aveva preso le sembianze del nostro vecchio ai nostri occhi. Tutti combattevamo mentelmente l'entità con questo pensiero, e gradualmente l'entità ebbe a dissolversi, senza proferire una parola.
Avevamo vinto?!
Ci guardammo giubilanti, avevamo sconfitto l'entità, smascherandola e togliendole il potere di farci del male?!
L'entità ricomparve, allungò la mano sul candelabro e l'entità disse -Così come questa candela brucia e si consuma, possa tu Boris morire!-. [...] Tutti fissavamo la candela, che si consumava mano a mano, all'improvviso Boris lanciò un grido, iniziò a soffocare, poi stramazzò sul tavolo mentre la candela sul candelabro si spense.
Sergei era sempre stato il fratello più diligente di noi cinque, pragmatico e pratico era sempre stato il più intelligente di noi cinque fratelli Brunoff, a lui passò l'eredità dei nostri affari, essendo sicuramente il più capace dei restanti fratelli. Di solito quando c'era un problema, sedeva in salotto in silenzio, poi se ne usciva con una soluzione che era sempre capace di tirarci fuori dai guai. Quando andai a letto, lasciai Sergei seduto in salotto, che meditava in silenzio, osservando il candelabro. L'indomani mattina, vidi Sergei che se ne uscì con una sua soluzione. A suo avviso dovevamo sicuramente trovare un modo per combattere l'entità che s'era appropriata dell'immagine del nostro vecchio, quanto e sopratutto il candelabro era sicuramente maledetto e dovevamo trovare un modo per sbarazzarcene. Era d'oro massiccio, Sergei lo avrebbe venduto come vecchio oro, il candelabro sarebbe finito fuso in una fornace e poi riconiato in monete. In questo modo, a dire di Sergei, noi sopravvissuti fratelli Brunoff, saremmo stati salvi.
L'indomani facemmo proprio così, e presenziammo tutti al momento in cui il candelabro finì fuso nella fornace, quindi tornammo a casa rincuorati. I mesi passarono, eravamo felici, ci sentivamo liberati da questa oppressione, l'entità che s'era appropriata dell'immagine del nostro vecchio sarebbe scomparsa, il candelabro ormai era dissolto e con lui la maledizione delle candele.
Il 21 Marzo tornò nuovamente, Sergei era in giro per affari, io passai la serata con un caro amico che venne a trovarmi, cenammo e giocammo a scacchi, poi io andai a dormire, confidente che niente sarebbe accaduto. Nella notte però comparve nei mie sogni, l'entità, che pareva dinanzi a me, con il candelabro. L'entità disse -Così come questa candela brucia e si consuma, possa tu Sergei morire!-. Inutile dire, che mi svegliai di colpo, ero tutto sudato, spaventato, mi vestii in un lampo, e raggiunsi la prima edicola che trovai aperta, poi comprai vari giornali da vari strilloni. C'era stato uno spaventoso incidente ferroviario, in cui tra le vittime c'era anche mio fratello Sergei Brunoff.
[...] Ero triste, affranto, per la perdita dei miei fratelli quanto per il peso della maledizione che l'entità misteriosa aveva lanciato contro di noi. Non uscii di casa per una settimana, poi mi feci coraggio ed andai nella nostra vecchia casa, impossibile ma vero, trovai sul tavolo nella piccola stanzetta il candelabro che troneggiava sul piccolo tavolo. [...] Mi trasferii nella nostra vecchia casa, ogni giorno passavo ore ad osservare quel maledetto candelabro, cercando di capire cosa avesse contro di noi, se c'erano entità che si materializzavano e cosa mai potevano volere. Divenni paranoico, ruppi i contatti con tutti, mi facevo portare a casa le cibarie per timore d'uscire di casa. Il calendario, riportò il 21 di Marzo, ed io mi sedei al tavolino, ad osservare il candelabro.
Poi un desiderio di mettere su carta tutta la mia storia, s'impadronì di me, fu così che presi carta e penna ed iniziai a scrivere questa storia, la terminai prima delle 8 di sera.
L'entità aveva portato via i miei quattro fratelli; Ivan, Dimitri, Sergei, Boris, restavo solo io: Alexei Brunoff.
Il candelabro era sul tavolo, ma io non avevo nessuna candela, le avevo rimosse e gettate tutte dalla nostra vecchia casa, dopo che Sergei era deceduto nell'incidente ferroviario.
Io sedevo in silenzio sul tavolo, fissavo il candelabro, ed erano già passate le 8 da un po' di tempo.
Il candelabro era sul tavolo, era ancora privo di candele, ed io continuavo a fissarlo: come avrebbe fatto il candelabro o l'entità, ad accendere le candele?!